28 luglio 2009
La “guerra” tra le Procure del Dr. Apicella…
La guerra tra le due Procure
E’ di oggi la notizia delle dimissioni dalla Magistratura del Procuratore di Salerno Dr. Apicella a causa, si legge, del “silenzio” attorno al suo caso.
La Procura di Salerno balzò agli onori della cronaca qualche tempo fa in occasione di una clamorosa guerra a colpi di perquisizioni e di sequestri tra due delle più importanti Procure del sud Italia, ovvero quella di Catanzaro e quella di Salerno e che culminò con il trasferimento di ufficio da parte del CSM del citato Dr. Apicella e del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Dr. Jannelli.
Quel “fatto” non credo abbia avuto precedenti nella pur disastrata storia della nostra Giustizia.
Quel giorno gli italiani arrivarono al punto di vedere dei Magistrati confinanti indagarsi e perquisirsi a vicenda con plateali schieramenti di forze dell’ordine ai rispettivi comandi contrapposte esse pure tra loro, fino all’allucinante corollario di magistrati indagati che mettono sotto sequestro i propri atti di indagine per vanificare un precedente sequestro degli stessi a cura della “squadra” nemica. In pratica magistrati inquisiti che si difendono inquisendo gli inquisitori e destinatari di provvedimenti di sequestro che frustrano il sequestro a loro carico sequestrando a loro volta le stesse cose, insomma la follia allo stato puro e non aggiungo altro. Emersero scenari inquietanti tra cui zainetti di bambini diretti a scuola perquisiti da poliziotti in divisa e persino verbalizzazioni di testimonianze di Giudici che nulla c’entravano con la vicenda in oggetto costretti a descrivere davanti ad un collega le proprie abitudini sessuali e il tutto poi bellamente finito sui principali media che ci “sguazzarono” da par loro.
Allora fu impossibile anche solo tentare di volerci capire qualcosa nel merito magari cercando, come sarebbe buona norma, di separare i torti dalle ragioni, perché quel che apparve certo fu il grave torto di tutti, giacchè così operando tutti insieme e con eguale colpa hanno concorso a distruggere la già assai vacillante immagine pubblica dell’apparato giustizia di fronte all’intero paese. Quella guerra tra le due Procure fu infatti molto peggio dei veleni di Palermo, delle ispezioni ministeriali agli uffici giudiziari, o delle inchieste di Brescia su Milano o di Perugia su Roma etc., a tutti sembrò una sorta di giungla giudiziaria a colpi di carabinieri e polizia, l’accusato che arresta l’accusatore in un continuo cambio di ruoli, la negazione del diritto e della giustizia, una squallida guerra tra bande di potere che detto potere lo usano a colpi di provvedimenti sinallagmatici.
Chi avrebbe più potuto fidarsi in futuro di un Giudice della Repubblica, tra i cittadini intendo, ma anche tra gli operatori e quanti altri.
Ai tempi ebbi solo ad augurarmi, da operatore del settore in quanto avvocato penalista, che quell’ irreparabile disastro avesse almeno da una delle due parti una causa di gravità che se non lo giustificava quanto meno lo presupponeva, augurandomi insomma che i ventilati “scheletri” sui cui indagava il noto De Magistris fossero almeno giganteschi e di inaudita gravità delinquenziale tale da richiedere, se del caso, anche un vero e proprio golpe in piena regola.
Non molto tempo prima peraltro e sempre nel sud Italia, una iniziativa clamorosa di una locale Procura aveva fatto cadere dall’oggi al domani un Governo in carica ipotizzando gravi reati a carico del Ministro di loro diretta competenza, poi da allora del clamoroso processo a Mastella e signora non si era saputo più nulla.
Speravo insomma che almeno in quel caso non si trattasse di nuovo, come spesso, di una mezza bufala, altrimenti il prezzo che si era dovuto pagare pareva invero mostruoso, oggi, oltre un anno dopo, cosa troviamo ? Le dimissioni del Dr Apicella che lamenta un silenzio non solidale… ecco perché rompo volentieri questo silenzio anche se non molto solidale con il Dr. Apicella.
Scritto il 28-7-2009 alle ore 20:03
Quello che da operatore del diritto sembra piuttosto grave è che si sia volutamente taciuto l’evidente e palese abuso che si è fatto della credulità popolare.
Sostenere infatti che si sia trattato di una guerra è un’evidente menzogna, atteso che una delle due Procure ha per legge la competenza ed il dovere di indagare sui reati commessi dai magistrati assegnati all’altra.
Dovere ben esercitato, considerato che il Procuratore generale di Catanzaro è indagato per avere svolto le proprie funzioni non secondo l’interesse della Repubblica, ma cercando di accontentare una consorteria affaristico-mafiosa cui sarebbe associato.
Scritto il 29-7-2009 alle ore 16:40
a catanzaro De Magistris viene chiamato “gigineddu flop” e ancora tremano a sentire il suo nome, ma poi ricordano che è a Bruxelles e quindi fanno un sospiro di sollievo
Scritto il 30-7-2009 alle ore 09:12
De Magistris è in Europa perché in Italia faceva il proprio lavoro secondo soltanto l’imperio della legge, che impone pari trattamento a tutti, in una regione dove prevale mafia, massoneria e corruttela di ogni tipo, tanto che il Procuratore generale gli ha avocato delle indagini per coprire la condotta astrattamente delittuosa del proprio cognato.
Francamente mi auguro per lui che non torni a frequentare certi ambienti moralmente putrefatti.
Scritto il 30-7-2009 alle ore 10:29
Caro Gabriele non discuto il tuo legittimo punto di vista sulla persona che peraltro poco rileva di un PM, io commento quello che produce il “SUO” Ufficio per definizione impersonale e vedo che di decine e decine di inchieste evento aperte dal Suo ufficio nessuna è andata a Sentenza mentre vedo pure che per ordinare una semplice perquisizione e sequestro di documenti (atto di impulso investigativo e quindi non di natura strettamente giudiziaria) redige oltre 100 pagine di motivazione accusatoria con nomi e cognomi anche di gente del tutto estranea al fatto-reato ma di pubblica rilevanza che notifica a decine e decine di persone ed il cui contenuto finisce il giorno stesso dritto sulle prime pagine di tutti i media con tanto di foto in posa del Pm d’assalto che sfida i potenti….Poi quel Pm non conclude un processo che è uno ma diventato famoso viene invitato da Santoro dove si immola quale vittima-vessillo della libera Magistratura e quindi viene eletto in Parlamento europeo e a Catanzaro tutto rimane uguale…..
Mi piacciono poco i PM così (vd. anche i vari Woodcock, Guariniello et similia), scusami ma sarà una mia deformazione professionale….
Ah: giusto per chiarire ai tempi ebbi il privilegio di lavorare con Di Pietro in mani pulite e Lui era forse il più efficace e bravo PM che ho mai incontrato in oltre 23 anni di professione, LUI però….poi sono venuti i figli e i figliastri…..
Scritto il 30-7-2009 alle ore 11:00
Mi spiace ma non sono d’accordo per vari ordini di ragioni.
In primo luogo, il PM esercita l’azione penale e deve motivare in maniera rigorosa il suo operato, soprattutto quando può essere accusato, come fa certa stampa che adotta lo stile-Pravda, tipico degli stati autoritari, di essere parziale.
Poi, il problema dell’andare a sentenza è logicamente un falso argomento perché – come noto – una volta che un’indagine viene avocata, che il magistrato che se ne occupa viene illegittimamente rimosso et similia è ovvio che la stessa viene quantomeno ritardata fino al decorso dei termini o direttamente insabbiata (prassi vecchia quanto la Repubblica, basti ricordare le prodezze della Procura di Roma).
Da ultimo mi sembra superfluo ricordare che non sono i PM a scrivere gli articoli sul loro operato ed a raffigurarsi in un modo piuttosto che un altro, la loro percezione dipende da chi li racconta. Il perché è ovvio: c’è chi ha interesse a deformare ed esagerare la condotta del poliziotto per fare la vittima e non rispondere dei reati che commette.
Come scriveva Calamandrei (certamente molto più autorevole di noi, come di qualunque giornalista o politico contemporaneo), il magistrato serio ed imparziale subisce l’accusa del fazioso di favorire qualcun altro, forse perché chi accusa è di per sé fazioso e non concepisce l’imparzialità come norma morale, ancor prima che giuridica.
Comunque, se un’ipotesi di reato a carico di qualcuno è grave, chiunque egli sia, lo è di per sé, e se quel qualcuno ha commesso quei fatti è colpa sua (principio di personalità), non certo di chi lo scopre o di chi lo racconta.
E’ triste dover constatare che si deve rimarcare qualcosa che in qualunque paese, che si possa definire “civile”, è scontata: chi delinque deve pagare secondo la legge e lo Stato ha l’interesse ed il dovere di presentare il conto.
In Italia se io figlio di nessuno commetto il primo reato, mi mettono in cella con il pluripregiudicato che mi spacca la schiena.
Se invece mi profondo nelle più luride idee e comportamenti immaginabili per un essere umano, e mi faccio regalare un seggio in una delle Camere grazie alla piaggeria ed abulia morale, sono un eroe, mi invitano a cene e mi mettono in contatto con gli spacciatori giusti.
P.S. Io sono il primo ad essere censurato dai miei colleghi di studio per essere quello che parte con la lancia in resta contro l’errore del magistrato con cui ho concretamente a che fare (e quanti ne capitano! Persino nell’emissione di un decreto ingiuntivo!), ma deve essere un errore vero, con una sua consistenza materiale basata sulla legge e sui fatti, che prescinda dalla propaganda e dalle manovre del disonesto di turno.