23 luglio 2014
Assoluzione di Berlusconi in Appello: quante “scemenze” scritte e dette a commento di un dispositivo…
Era più che prevedibile che il clima infuocato da “tifo da stadio”, che da anni accompagna ogni verdetto di processi “politicamente” esposti, scatenasse un vero e proprio putiferio per un “ribaltamento” giudiziario così eclatante da registrare un ex Presidente del Consiglio condannato in primo grado a 7 anni di reclusione uscire completamente assolto dal successivo grado di Appello.
Ovviamente ci si è ben guardati, da una parte e dell’altra, di attendere la lettura delle motivazioni di siffatto ribaltamento prima di sbizzarrirsi nei vari commenti da “processo di lunedì”, e tanto meglio se in questo “sport nazionale” si sono in questi giorni particolarmente distinti “autorevoli” commentatori, a dir poco “digiuni” di minimali rudimenti del diritto.
Le maggiori “critiche” alla Sentenza, o per meglio dire al mero dispositivo di appello, sono arrivate dai “soliti noti” Eugenio Scalfari e Marco Travaglio, ma anche da un giurista come l’ex PM Antonio Di Pietro, e persino Saviano ha ritenuto di spendersi ieri, sulle colonne di “Repubblica”, in uno sperticato, quanto irrilevante, elogio del PM che aveva istruito il cd. processo Ruby.
Il dispositivo di appello ha assolto Berlusconi dal reato di concussione perchè il fatto non sussiste, e da quello di prostituzione minorile perche il fatto non costituisce reato, e la differente formula assolutoria non può che significare, per chi conosce la legge, che i secondi Giudici hanno ritenuto che dagli atti non fosse emersa la prova nè di una condotta di costrizione a fare in occasione delle celebri telefonate in questura, nè che l’imputato fosse stato consapevole, al momento dell’atto sessuale compiuto, della minore età della ragazza marocchina.
Marco Travaglio ha “tuonato” contro la riforma Severino, colpevole, a suo dire, di avere modificato il reato di concussione in corso di processo, Eugenio Scalfari nel domenicale editoriale su “Repubblica” dal titolo “una sentenza che disonora il paese” ha criticato la incertezza di un sistema giudiziario che prevede il “libero convincimento” del singolo Magistrato di turno, nonchè il fatto che una Corte di Appello possa ribaltare in poche udienze una condanna scaturita da più di un anno di pubblico dibattimento in Tribunale, ed infine Antonio Di Pietro su “Il Garantista” ha criticato la assoluzione dal reato di prosituzione minorile, affermando pure, e contrariamente al vero, che “fare sesso con minori è reato” (mentre è reato solo il farlo in cambio di denaro o altra utilità).
A differenza di questi “illustri” commentatori di dispositivi (SIC !), e rimandando quindi ogni commento alla successiva lettura della Sentenza completa in tutti i suoi elementi essenziali a produrre giuridici effetti, si può tuttavia qui anticipare qualche diversa considerazione in merito a quanto fino ad oggi letto e sentito.
Coglie nel segno Travaglio allorchè richiama quella intervenuta modifica dell’originario art. 317 del Codice Penale e non a caso in tempi “non sospetti” anche chi scrive aveva qui allertato sulla possibile incidenza in quel processo di quella (peraltro alquanto mal scritta) “novella” legislativa che modificava radicalmente la originaria ipotesi di concussione per induzione, ma poi il Tribunale di primo grado condannò ugualmente Berlusconi per concussione per costrizione, e quindi nè Travaglio, nè altri dissero alcunchè.
Dire oggi con veemenza che l’assoluzione da quel reato sarebbe solo “il frutto marcio” di quella scaigurata riforma, significa tuttavia accusare brutalmente quei tre Magistrati del Tribunale di primo grado che con quella nuova legge vigente avevano ugualmente applicato sei anni di carcere all’imputato, di avere “forzato la legge”, fatto di tale gravità da meritare una immediata querela da parte di costoro.
Al rilievo “temporale” di Scalfari potrebbe facilmente obiettarsi, come ha già fatto persona ben più dotta di me, che allora la Suprema Corte di Cassazione che decide se annullare o meno un intero processo in una sola mattinata presenterebbe, secondo Scalfari, ancor minore attendibilità giurisdizionale, senza contare che l’esito di quel lungo, ed estenuante, dibattimento di primo grado, venne poi di fatto azzerato dalla prima sentenza di condanna che, caso più unico che raro, per condannare l’imputato dovette disporre il rinvio al PM per falsa testimonianza della gran parte di quei testimoni ascoltati in pubblica udienza.
All’ex PM Antonio Di Pietro, infine, verrebbe da chiedere più sommessamente di indicare con precisione una prova che è una a lui risultante dalla lettura di quelle oltre 500 pagine di motivazione della Sentenza di condanna di primo grado, circa il fatto che l’imputato sapesse con assoluta certezza che Ruby al momento del fatto sessuale a lui contestato avesse effettivamente meno di 18 anni.
Chiedo questo perchè io personalmente quella prova non l’ho minimamente rintracciata, ma può darsi che sia stato disattento come la gran parte dei media, che pure non mancarono, al momento del deposito della motivazione della prima condanna, di occupare pagine intere di giornali per riportare quelle accurate “descrizioni” sui festini ad Arcore ed altrove, di cui era infarcito quel provvedimento di primo grado.
Ovviamente tutte le varie considerazioni etiche o politiche sugli accertati comportamenti di chi ebbe per parecchi anni ad immeritatamente ricoprire importanti cariche pubbliche nel nostro paese, sono non solo più che legittime, ma persino doverose, ma guai a noi se le stesse dovessero anche “influenzare” l’esito di un processo penale.
I Giudici, a torto o a ragione, emettono Sentenze “in nome del popolo italiano” e non di una “parte” di esso e soprattutto devono semplicemente accertare se ci sono o meno le prove certe che l’imputato abbia davvero commesso il reato contestatogli dal PM, nulla di più, nulla di meno.
E’ un mestiere molto diffcile e delicato, quello del Giudice, e non sempre negli ultimi anni altrettanto ben esercitato, ragion per cui, se per una volta tre Giudici dovessero, come credo, essersi limitati a fare solo…i Giudici, ebbene costoro avrebbero il mio massimo rispetto, e non solo di operatore del diritto in quanto avvocato, ma di cittadino che, anche se non serve mi va di specificarlo, non si è mai lontanamente sognato di votare per Berlusconi o per il suo (per mio conto pessimo) partito.
Scritto il 25-7-2014 alle ore 19:05
Condivido le considerazioni ed elogio il coraggio dell’autore che si espone alla pubblica disapprovazione pur di esprimere il suo libero pensiero.
Di Berlusconi non si può parlare perchè è troppo esposto; a me non piace come uomo e come politico e non lo voto ma non riesco a comprendere come si possa ritenere che la magistratura sia giusta se condanna ed ingiusta se assolve un presunto colpevole (e non parlo solo di Berlusconi ma di ogni indagato che è stato portato alla “attenzione” della popolazione da certa stampa assetata di soldi, si deve pur mangiare). Avete mai visto le interviste ai genitori e parenti di persone assassinate o stuprate? Una vera vergogna! Ecco questa è la stampa prevalente! Anche se pessima, come insegna il finale di un famoso film, non la puoi fermare!
Scritto il 28-7-2014 alle ore 10:22
Si tratta di una delle “prove” più’ evidenti della completa assenza di una dinamica democratica nel nostro Paese dove la dittatura si esprime non attraverso un Capo o l’assenza di dibattito parlamentare ma dal completo asservimento della Giustizia non alla politica ma ai Partiti. Un conto è fare Diritto, alla luce di fondamentali principi di Giustizia, nel silenzio del proprio lavoro. Altro è lo strepito di guitti di partito (Scalfari e Travaglio, tra tanti) che non conoscono la differenza tra Istituto ed Istituzione ma che dissertano di Diritto dall’alto di cattedre giornalistiche guadagnate non con studio e fatica ma con tessere politiche.Complimenti per la misurata e precisa nota dell’Autore.
Scritto il 29-7-2014 alle ore 11:50
Gent. avv. Steccanella sono contento quando mi vengono spiegate questioni giuridiche così complesse. E’ una prospettiva che mi aiuta e modella una mia convincente opinione. Rimane, come lei annota, la spiacevole sensazione sulle conseguenze dell’atto di giustizia operato dal Tribunale nell’assolvere l’imputato. Cioè che un abituale frequentatore di prostitute e minorenni (a sua insaputa) debba godere nel nostro Paese di largo credito istituzionale al punto di potersi fregiare del titolo di “padre della patria” circostanza questa, credo anche lei converrà, non trova riscontro in nessun altro Paese democratico.
Scritto il 1-8-2014 alle ore 10:28
Questo accade perchè viviamo in un paese in cui il commento ha un valore, politico e commerciale, superiore alla notizia stessa.
Nulla di cui meravigliarsi giacchè, fin dai tempi della scuola, più che gli autori, agli allievi si chiede di conoscere cosa i critici pensino di costoro.
Scritto il 24-8-2014 alle ore 09:06
Si parla sempre degli effetti e mai delle cause. Una costituzione che permette ai partiti di determinare la politica nazionale e quindi di scegliere da soli gli eletti e occupare con i propri rappresentanti tutti i posti chiave della vita pubblica, dalla sanità alla università’ alla giustizia all’informazione … e ancora permettere a sole due o tre persone di eleggere il capo dello Stato e questo per quasi settant’anni, una Costituzione così è la più bella del mondo? Ma agli intellettuali italiani piacciono le poesie e la nostra Costituzione e’ poesia!