11 febbraio 2015
La prescrizione è baluardo di libertà e salvaguardia del diritto
Nulla di sorprendente, in epoca di “giustizialismo” sfrenato e di populismi demaogici d’accatto (urlare in TV che “i ladri devono andare in galera” e che “gli stupratori meritano che si butti via la chiave” se non il taglio del pene, è opera tanto banale quanto assai pagante in termini di facile ed immediato consenso), che l’ultima grande crociata dei tifosi delle Procure e degli erotizzati dalle manette sia l’assalto alla diligenza della prescrizione, fatta ormai mediaticamente passare come il grande salvacondotto delle tante nefandezze nostrane.
E così non passa giorno che qualche tribuno, anche autorevole, non accompagni alla applaudita invettiva di rito anche accorate richieste di eliminazione per “evitare che i delinquenti continuino a farla franca grazie ai cavilli legali di qualche avvocato” e ovviamente, e giustificatamente, di fronte a siffatto tam tam, i non addetti se la bevono, ed ingrossano vieppiù le fila della messa cantata.
Forse non tutti sanno che… titolava anni fa una fortunata rubrica di “La settimana enigmistica” e allora forse sarà bene spiegare a chi non lo sa in cosa realmente consista questa causa di estinzione prevista dal nostro Codice Penale (si badi non di procedura, il che significa che è norma sostanziale, e non di rito) del 1930, all’art. 157.
Il principio, di vetusta e onusta tradizione di qualsiasi civiltà giuridica che si rispetti, stabilisce che per mantenere sulla micidiale graticola di un processo penale (solo chi ci è passato può capire quale pena sia essere imputati e doversi difendere in termini di tempi, costi, sofferenze, perdite di relazioni sociali o di opportunità lavorative, irreparabile lesione della reputazione ecc) lo Stato dispone di un tempo predeterminato, oltre al quale non può andare.
Il che significa semplicemente che allo Stato non è concesso di procrastinare all’infinito la notevole potestà autoritativa di cui dispone, ossia quella di dichiarare se un cittadino ha davvero commesso o meno il reato che un bel giorno ha deciso di contestargli e stabilire l’entità della punizione effettiva che ciò gli comporterà in termini di privazione della libertà personale.
Fin qui, mi immagino, nessuno, neppure tra i più aficionados alla parola condanna troverà nulla da obiettare, il punto, viene detto, è che quel tempo entro il quale lo Stato deve decidere della vita dei cittadini è troppo breve mentre i processi sono troppo lunghi e quindi di fatto la attuale prescrizione garantirebbe una inaccettabile quanto diffusa impunità.
Bene, questo tempo troppo breve lo sapete di quanto è ?
E’ pari come minimo a 6 anni dal giorno della commissione del reato, nel senso che si applica a tutti quei delitti meno gravi puniti o con sola pena pecuniaria o comunque con pena massima non superiore a 6, il che significa che se un delitto prevede un massimo di pena di 7 anni la prescrizione minima sarà di 7 anni, se 8 sarà di 8 e via discorrendo, fino a quelli puniti con l’ergastolo che, come noto, non si prescrivono mai.
Ma anche quel minimo di 6 anni (o di 7 o di 8 o di 9) è a sua volta relativo, nel senso che è sufficiente che il PM compia entro quei 6 anni uno solo di quegli atti concessigli dal codice di rito, tipo anche semplicemente convocare l’indagato per un interrogatorio per chiedergli non è che alle volte è stato Lei a fare quello per cui La sto indagando da mesi senza dirglielo ? perchè quel termine minimo venga interrotto e possa quindi ricominciare la sua conta fino ad un quarto del tempo previsto se non ci fosse stata la interruzione, ragion per cui i 6 anni di minimo diventano agevolmente 7 anni e 6 mesi, i 10 diventeranno 12 e sei mesi e via discorrendo, in alcuni casi superando persino i 20 anni dal compimento del fatto.
Quindi, per fare meglio capire, per comminare ad un cittadino una lieve condanna, e magari a sola pena pecuniaria, lo Stato ha tempo 7 anni e 6 mesi !!!
7 anni e 6 mesi sono pochi ? Significa un arco temporale superiore al settennato di un Presidente della Repubblica, quasi pari a due mondiali di calcio, significa, rispetto alla data in cui sto scrivendo, 11.02.2015, sentenziare oggi per un reato non grave commesso l’ 11 agosto del 2007 !!!
Manco ci ricordiamo forse cosa stavamo facendo l’11 agosto del 2007, di certo eravamo tutti più giovani, in molti nel frattempo sono nati e sono morti ed io imputato ero ancora in attesa oggi di sapere se ero colpevole o innocente per un qualcosa fatto allora…
Questa è la prescrizione minima. Troppo poco restare sotto processo, magari innocenti, per tutto questo tempo ?
A ciò si aggiunga che non vale neppure la obiezione dei cavilli legali degli azzeccagarbugli prezzolati (che talvolta siano magari i magistrati a prendersela comoda non è ipotesi che i plaudatores della legalità mettano neppure in considerazione), giacchè è previsto espressamente che in caso di rinvio della udienza perchè il difensore è impegnato a lavorare in altro luogo (non certo per andare alle giostre e comunque, per chi non lo sa, l’impegno altrove va comprovato, comunicato tempestivamente e comunque discrezionalmente valutato dal Giudice) venga “congelato” il termine di decorrenza, e le lancette dell’orologio ricomincino dunque a girare solo quando la udienza rinviata effettivamente si terrà, il che significa che quell’intervallo di rinvio non si computa, e che quindi anche quel termine minimo di 7 anni e 6 mesi si allunga.
Siamo così sicuri allora che quell’art. 157 Cp sia la piaga del nostro diritto penale e che vada o abolito o esteso a dismisura, magari consentendo che venga pronunciata una sentenza di colpevolezza fra 20 anni per una appropriazione indebita fatta ancora in lire ?
Non mi si obietti che si potrebbe “chiudere” il computo della prescrizione dopo la condanna di primo grado perchè questo significherebbe annichilire il doppio grado di giudizio ritenendo necessariamente valido il primo verdetto, il che non è.
Abbiamo una casistica impressionante di sentenze di primo grado, anche illustri, radicalmente riformate in appello, e viceversa (pensate al caso Stasi) e allora ? Facciamo dipendere il destino comune di tutti dalla mera sorte e quindi a seconda che ti tocchi il primo giudice favorevole e allora ti andrà bene anche se poi in appello trovi il secondo giudice contrario, o che ti tocchi invece quello più favorevole solo in secondo grado ?
E’ appena il caso di “tranquillizzare” chi non frequenta i Tribunali che poi il problema non si pone più con il grado ultimo della Cassazione che da anni dichiara illegittimi perchè manifestamente infondati tutti quei ricorsi che han maturato la prescrizione nelle more tra il secondo ed il terzo giudizio, per così retrocedere al grado precedente non prescritto il calcolo ex art. 157 Cp, e così lasciare intatta e valida la condanna.
La tanto vituperata prescrizione, insomma, mi pare che così come attualmente strutturata non garantisca nessuna diffusa impunità e resti un minimale baluardo per evitare di essere ostaggio a vita della infernale (per chi la subisce) macchina giudiziaria dello Stato.
Se invece il principio che si vuole far passare è quello che chi ha sbagliato non deve comunque farla franca neppure dopo 100 anni, allora è inutile discutere, basta non utilizzare strumentalmente certi esiti di certi processi mediatici in cui si scopre solo alla fine che era stato il PM ad iniziare un processo già prescritto ad origine.
Scritto il 12-2-2015 alle ore 20:59
Qualunque altra parola sarebbe un di più ad una argomentazione fatta davvero in modo chiaro obiettivo. Complimenti.
Scritto il 13-2-2015 alle ore 12:22
Buongiorno,
bellissimo articolo, linguaggio semplice e comprensibile anche dai non addetti. Tuttavia mi viene qualche dubbio quando afferma “..mi pare che così come attualmente strutturata non garantisca nessuna diffusa impunità e resti un minimale baluardo per evitare di essere ostaggio a vita della infernale macchina giudiziaria dello Stato.” Tanto per fare un nome, per carità potrei citare Berlusconi tantissime volte, ma un none solo: Lei pensa che Andreotti abbia avuto una vita infernale e che la prescrizione non lo abbia agevolato ?
Scritto il 16-2-2015 alle ore 10:37
Lei ha il gradito compito di tradurre per profani come me il significato di un rito tutto umano cioè il bisogno attraverso le argomentazioni delle parti di contrastare l’ingiustizia punendo quando necessario i colpevoli. Purtroppo avviene spesso che, quando troppo tempo trascorre, la giustizia si compie con l’impossibilità di punire i colpevoli. E questo, mi si permetti il giro di parole, lascia la sensazione di un’ingiustizia.
Scritto il 19-2-2015 alle ore 03:44
Egregio Steccanella,
molto sinteticamente provo a riflettere su quanto lei ha voluto esprimere sulla prescrizione che i cd manettari vorrebbero allungare. Tralascio le motivazioni che sono alla base di questo istituto di diritto penale (ma anche di quello civile) anche se devo dirle che lei non ne ha indicata una. Lei pone da una parte coloro che svolgono l’azione penalprocessuale e dall’altra coloro che si trovano ad essere processati come se quest’ultimi fossero tutti innocenti e i primi tutti desiderosi di metterli in galera anche dopo 20 anni dal commesso reato. A proposito, mi aiuti a ricordare per quale reato corriamo il rischio dopo 7 anni e 6 mesi di essere sanzionati solo con una pena pecuniaria che credo lei intenda o la multa o l’ammenda. Il tema della prescrizione è sicuramente di civiltà giuridica come però anche quello che i reati vanno perseguiti e i colpevoli sanzionati (reati e sanzioni che in un certo periodo storico di una Nazione si ritiene, attraverso chi ci rappresenta in Parlamento, debbano essere previsti dalle leggi penali). Sarebbe stato utile ricordate anche che mentre il
principio del giusto processo con tempi ragionevoli è rimasto sulla carta costituzionale perché nulla è stato fatto per accorciare effettivamente i tempi dei processi penali al contrario, mi sembra nel 2005, sono stati ridotti i tempi della prescrizione e questo si che ha avuto effetti immediati. Sarebbe molto interessante avete statistiche con le quali sapere:per ogni prescrizione dichiarata i motivi del tempo trascorso (negligenza dei magistrati inquirenti e/o giudicanti, dilazioni chieste naturalmente a termini di legge dagli avvocati, altro). Poi sapere anche quante volte gli imputati hanno rinunciato alla prescrizione per continuare nel processo a dimostrare la propria innocenza e di questi capirne le capacità finanziarie. Credo che avremmo delle sorprese per qualcuno nel senso che, proporzionalmente, saranno più coloro che anche senza particolari capitali hanno voluto andare avanti processualmente rispetto a coloro che, seppur in grado di pagare i migliori principi del foro, hanno accettato la prescrizione esibendola pure come se fosse un’assoluzione,che è cosa “leggermente” diversa.E poi esaminare il trend degli ultimi anni che mi sembra dimostri come le dichiarazioni di estinzione del reato per prescrizione siano di parecchio aumentate (e questo non è un segno di una Giustizia che funziona perché sta a significare che per tanti reati commessi non è stato possibile giungere a sentenza nei confronti degli imputati). E per ultimo: sarebbe utile ricordare quali sono le nostre reazioni davanti ad una prescrizione per lo spaccio di qualche droga da parte di un ģiovane o per un furto rispetto a quella per corruzione. Ci sarebbe materiale per approfondimenti antropologici e sociologici. Poi.parlare di reati meno gravi non capisco a cosa si riferisce essendo una sua valutazione personale. Il Codice Penale almeno li distingue tra delitti e contravvenzioni. Cordiali saluti.
Scritto il 22-2-2015 alle ore 11:55
Concordo pienamente, contribuendo questo antico istituto giuridico alla certezza del diritto.
Scritto il 23-2-2015 alle ore 19:21
Buonasera.
Sono un Collega che si occupa di diritto civile. Essendo digiuno di diritto e procedura penale – ho ricordi universitari basati sui manuali di Antolisei e di Pisapia – ogni tanto mi ritaglio del tempo per leggere i suoi articoli e non posso fare a meno di farLe i miei complimenti per la chiarezza e completezza, a prova di profano. Grazie e buon lavoro.
Scritto il 28-11-2015 alle ore 20:39
mgiliberti@avvocatogiliberti.it
Caro Davide è tutto perfetto. La gente comune crede che solo i “colpevoli” finiscono sulla graticola del processo, senza sapere che migliaia e migliaia di “innocenti” sono costretti a subire l’onta delle accuse e, una volta assolti, nessuno gli chiede scusa.
Scritto il 29-11-2015 alle ore 02:04
Pensando che su un tema così importante per i suoi effetti sulle persone indagate e poi imputate ma anche su tutto il sistema giudiziario (la sua credibilità, la sua efficienza ed efficacia) si potessero scambiare delle riflessione di approfondimento a mezzo della rete mi ero inserito per seguire i vari commenti.
Mentre i miei semplici pensieri non hanno avuto alcun contraddittorio vedo, con MicheleG, che il pensiero unico del sig. Steccanella ha conquistato tutti.
Egregio Michele, come avvocato (così leggo sulla email), quando parla della “gente comune” e delle “migliaia e migliaia” di innocenti che subiscono “l’onta delle accuse” poi “assolti”, naturalmente, essendo un penalista, sa cosa sta scrivendo. Immagino che lei abbia conoscenza delle statistiche nazionali di tutte queste assoluzioni (con formula piena come si diceva una volta, cioè perché il fatto non sussiste o per non avere commesso il fatto, intendendo ovviamente il fatto reato). Immagino anche che lei,nella difesa dei suoi assistiti, tutti innocenti, avrà fatto il possibile per accelerare le fasi processuali ed arrivare a sentenza definitiva nel più breve tempo. Immagino che sarà stato proprio lei a consigliare ai suoi clienti che sarebbe stato meglio appunto cercare di far svolgere velocemente i processi, partendo da quello di primo grado. Penso, poi, che avrà seguito la stessa linea difensiva anche con qualche raro colpevole che ha chiesto a lei di essere difeso. Quindi, le lungaggini dei tre gradi processuali sono solo da imputare ai magistrati i quali ovviamente si sentono molto gratificati sia quando per prescrizione si estinguono i reati senza conoscerne gli autori (magari condannati in primo grado o in appello con delle concrete motivazioni) sia quando mandano alla gogna migliaia e migliaia di innocenti.
Per carità, nessuno può pensare che la giustizia italiana non abbia qualche grave criticità ma in nome della prescrizione esprimersi sulla giustizia in genere in maniera così ideologica e pura approssimata mi fa tornare nei miei spazi e questi li lascio tutti a voi. Tra l’altro leggere che si possa definire la gente come “comune” rispetto a chissa quale…altra, mi ha suggerito una certa idea della cultura che sottende tali definizioni.
Scritto il 29-11-2015 alle ore 10:41
egregio Rodolfo, sono … Un civilista e, per “gente comune”, intendo semplicemente i non addetti ai lavori, senza alcun pregiudizio “culturale”.
I migliori saluti